VELVET ASSASSIN - Il giorno della memoria


Che cosa ci si può verosimilmente aspettare da un gioco pagato 10,00€?
Da un gioco poco pubblicizzato? Da un gioco abbastanza raro da essere considerato persino "non ordinabile" dalla maggior parte dei rivenditori? A prima vista ben poco, solitamente i giochi che finiscono nella fascia dell'ignavia e del disinteresse generale, sono titoli piuttosto vecchi, dall'aspetto tecnico datato, poco richiesti dal pubblico, ma sopratutto titoli che alla fin fine nessuno ha mai realmente considerato di giocare o magari consigliare a qualcuno. Specie se il provvidenziale lumino della critica non riesce a rendere giustizia a nemmeno ad un solo singolo aspetto di queste produzioni, in cui magari realmente eccellono, limitandosi tristemente ad un giudizio complessivo che per forza di cose non ha la capacità di essere esaustivo.


Ma andiamo con ordine. Accadde, a dire il vero, qualche settimana addietro, un pò per caso, che ad una rumorosa kermesse dell'elettronica, una di quelle azzuffate fiere in cui bolgie dantesche si accalcano ansimando come bestie da monta, con sguardo vitreo; di fronte a bancherelle letteralmente spalmate di cover da cellulare dai colori e dalle foggie improponibili, che trovai questo gioco sul fondo di un cestone arrugginito, titolo che all'epoca d'uscita mi fu caldamente sconsigliato da tutti; non so perché, so solo che andò così. Come accade puntualmente, quasi sempre quando attuo un recupero, mi pongo una lecita domanda a far da bilancino per ogni nuovo scellerato tesoro accumulato: sarebbe stato meglio se mi fossi affidato al mio istinto puro da videogiocatore e l'avessi recuperato prima? Magari pagandolo la bellezza di settanta euro invece che adesso? Probabilmente no. Ma a dieci carte la faccenda cambia, qualunque cosa merita di essere giocato. Quindi nessun anatema per nessuno. Accade però un altro fatto curioso, legato a Velvet Assassin, assolutamente casuale e non certo preventivato o programmato in alcun modo: iniziai a giocare ad un gioco di nazisti, prevalentemente basato sugli orrori della seconda guerra mondiale, proprio durante la giornata della memoria.
"E vabbè"
, mi dico, celebro a modo mio un oscuro passaggio storico molto difficile da decifrare, in cui tutti gli uomini erano animali e santi, indipendentemente dal vessillo che campeggiava in cima, anche se va puntualizzato che la Germania nazista era proprio invasata e assolutamente fuori controllo. Del resto un gioco "da 10€" non può certo turbarmi o farmi percepire l'orrore di quell'ecatombe, quella catastrofe umana, per quello ci sono tomi di toria in grado di togliere il sonno, credetemi. Non l'avessi mai fatto. Sbagliavo su tutta la linea e non era la linea di burro dei francesi, la linea Maginot.


La protagonista del gioco è una spia inglese, Violette Summer, una morfinomane (nel gioco) con un nome abbastanza innocuo che rivela fin da subito, mezza morente e confinata in un letto di un ospedale psichiatrico, la sua natura da animale da guerra, letale assassina a sangue freddo che si trova coinvolta durante l'occupazione nazista nella Francia assaltata e conquistata dalle truppe del Reich, Violette cercherà di aiutare i partigiani francesi, il suo quartier generale e se stessa. Velvet Assassin ha qualche analogia con The Saboteur, ma il gioco della Francia occupata dei ragazzi di Pandemic Studios è come un giro nelle champagne francesi, piacevole, fascinoso, ma ben lontano dallo stimolare reazioni di pancia come invece Velvet Assassin riesce a fare, pur essendo meno completo sotto molteplici punti di vista ma dotato di un dettaglio non trascurabile: un'atmosfera da far accapponare genuinamente la pelle.

La protagonista del gioco e la sua controparte reale, la spia inglese Violette Szabo
agente segreto britannico che ha compiuto un'intensa attività spionistica che proseguì fino alla sua cattura avvenuta nel 1944 e fino in punto di morte fu eroico il suo comportamento

Fin da subito mi rendo conto che il gioco è meccanico nei comandi ed è molto semplice, per certi versi è simile a Tenchu e Splinter Cell. La sinuosa Violette si deve infiltrare dentro diverse strutture naziste, ogni scenario propone diversi obiettivi, sabotaggio, assassinio, furto di documenti e così via, ogni area deve essere ripulita per bene dalla teppaglia crucca, oppure minuziosamente esplorata per portare a termine tanti compiti secondari che vanno dall'uccidere l'obiettivo secondario al trovare una bottiglia di vino francese al nascondere un prezioso tesoro francese che non deve essere trovato dai nazi. Il gioco premia quasi esclusivamente un approccio stealth ad ogni missione, le zone d'ombra vanno scovate e sfruttate sapientemente e qualora non vi siano, bisogna crearle artificialmente rompendo scatole di fusibili, abbassando tapparelle, modificando le sorgenti di luce, spostando casse, solita materia. Un'apposito contorno viola ci segnalerà se Violette è sufficientemente protetta dalle ombre. Il buio è chiaramente un elemento essenziale di gamepaly per procedere agli inaspettatamente scaltri soldati nazisti, gestiti da una IA non certo miracolosa, ma nemmeno da sottovalutare completamente. Quando infine Violette sarà dietro ai porci tedeschi, sarà sufficiente premere il tasto apposito per giustiziarlo con un vasta gamma di uccisioni stealth, qualcuna morbosa, qualcuna feroce, qualcuna decisamente compiaciuta. Niente a che vedere con l'elegia della violenza di Manhunt 2 (l'indiscussa bibbia della violenza videoludica) ma anche Violette con la lama del suo coltello a serramanico ci sa fare, fidatevi.

Velvet Assassin è stato rilasciato per PC e X360,
curiosamente il devteam non ha realizzato una versione PS3

Nello sventurato caso in cui la nostra ammaliante spia inglese sia sorpresa dalle truppe del terzo Reich, potremo ricorrere all'uso di diverse strategie difensive: potremo usare una rapida pistola con silenziatore o ricorrere ad un'altra arma da fuoco che però, essendo rumorosa, farà peggiorare sensibilmente la situazione di infiltrazione. È possibile utilizzare anche il fedele coltello, ma è sconsigliato specie se il nemico è provvisto di un mitra. In ultimo, ed è qui che il gioco lascia sulle prime spiazzati, è possibile usufruire di una dose di morfina. Violette si bucherà direttamente in vena con una siringa di morfina, in termini ludici l'espediente funziona come un salvifico bullet-time con tanto di barra per la durata, ma al contempo è quanto di più bizzarro mi sia capitato di vedere in anni e anni di videoludo, e anche qui fidatevi. La bella Violette sarà gettata in un vero e proprio sonno da morfina, si vedrà in vestaglia da notte, attorniata da petali di sangue rosso, colori melliflui e sbiadite cromaticità di colori pastello che richiamano esattamente lo stato letargico della sostanza, come se non bastasse, sarà possibile eliminare i nemici con i più feroci attacchi corpo a corpo con il coltello senza curarsi di essere posizionati alle spalle.

L'idea della morfina può essere considerato un piccolo contentino
per il gamer che cerca una piccola soddisfazione per l'occhio malizioso

Il viaggio senza ritorno nel mondo della tossicodipendenza
di Violette. Offerta da un aspetto di gioco abbastanza marcato, la droga toglie umanità e ci rende animali in grado di regredire ulteriormente e compiere uccisioni brutali 

Il gioco offre anche stuzzicanti varianti per alcuni livelli che contemplano l'infiltrazione nei centri di comando nazisti come prigioni oppure punti di controllo, senza colpo ferire, per attuare ciò dovremo recuperare un'uniforme femminile da SS ed ingannare i camerati tedeschi, passando per un sodale. Con la sua camminata impettita da frau, tuttavia, non sarà facile utilizzare questo travestimento, un solo, singolo errore, ci farà infatti scoprire dal feroce esercito germano.



Nel gioco è presente anche un sistema di potenziamento e di aumento di grado, raccogliendo tesori nazisti sparsi nei livelli, avremo la possibilità di aumentare diversi parametri che riguardano la resistenza ai colpi nemici, la velocità di passo durante l'occultamento ed infine la morfina.


Dopo questa lunga ma doverosa presentazione veniamo agli aspetti che mi hanno spinto a scribacchiare questa pseudo recensione/analisi, del resto, a prima vista, Velvet Assassin sembrerebbe un blando tentativo di emulazione del famoso Sprinter Cell in gonnella, con ben poco altro da offrire ma in realtà il gioco mostra i muscoli su ben altro: il linguaggio usato in Velvet Assassin è privo di quella rincuorante luce che batte in tanti videogiochi odierni, è buio ed è senza speranza e se state pensando che la nostra spia ed eroina riesca sempre a impedire un atto criminale, o compiere la scelta giusta, non avete idea di cosa ha in serbo il titolo per voi di Replay Studios di Monaco. Velvet Asssassin è un gioco opprimente e tetro.

Il gioco ha un ottimo comparto di luci ed ombre dinamiche
qualche modalità aggiuntiva ed una maggiore difficoltà generale
l'avrebbero portato all'attenzione del grande pubblico con più decisione


Velvet Assassin è un gioco brutto sporco e cattivo. Fino alle battute finali è un gioco che con arte e mestiere che sa come dirigere il giocatore e sa come riuscire perfettamente a rendere autentica e non meramente finzionale la violenta campagna di assassinii di Violette Summer, che tra cingolati, filo spinato e luoghi opprimenti e cupi, dalle atmosfere tossiche, con l'innesto di pregevoli accorgimenti, riuscirà sempre a stimolare nel giocatore uno strano senso di disagio, una cappa di spietata e scellerata violenza che cala in ogni teatro di gioco non solo per mano del giocatore. Velvet Assassin è un gioco che ha saldamente in mano la storia e con consapevolezza sa usarla per spingere l'acceleratore su situazioni realmente e tristemente accadute, con una genuina passione per la seconda guerra mondiale, il gioco offre molti accenni bellici su armamenti o truppe, oppure richiama atti barbari compiuti realmente dai nazisti e in qualche modo "giustificati" dalla situazione di guerra perenne. Ci pesta duro Replay Studio, quando mostra scenari di rappresaglia su inermi civili francesi che mai nessun altro videogioco si è sognato di mostrare, con perizia e brutalità. Sommarie esecuzioni i macabri racconti dei soldati tedeschi, tutto contribuisce a ricreare una atmosfera cupa e senza luce

Non avete mai visto scaricare una raffica sui civili.
Non in questo modo perlomeno.


Un altro aspetto di Velvet Assassin che denota una straordinaria cura è il livello a dir poco minuzioso di stesura dei dialoghi tra i soldati nazisti, dotati di brio e ritmo e non prigionieri dei soliti clichè del genere. Una dedizione tale che non solo farà emergere lati folli, ma mostrerà paure, ansie e turbamenti, tipici dei soldati al fronte. Alcuni accuseranno il colpo, altri daranno vita a vere ed autentici sproloqui ideologici folli, altri ancora cercheranno di spiegare ai compagni più giovani, assatanati di sesso e violenza e che li assistono nella ronda, che il loro unico desiderio è rivedere la propria famiglia ed uscire da tutta questa merda che li circonda.

Durante il gioco Violette se la dovrà vedere con la 36° divisione delle SS, la
la tristemente nota e famigerata "Brigata Dirlewanger" un'intera divisione nazista composta da una unità penale-militare, reclutata appositamente per i loro crimini peggiori. Tra le sue fila contava squilibrati, pederasti e stupratori.

La specificità di alcuni ambienti di gioco è molto riuscita, nonostante la conta dei poligoni e delle texture sia a dir poco dimessa. Alcune ambientazioni del gioco, sono realmente macabre oltre che buie, quasi insopportabili, sottolineate da una colonna sonora assolutamente ossessiva e martellante che rumoreggia tra suoni fastidiosi e lancinanti arpeggi a base di musica industrial, restituendo un tappeto sonoro quasi alla Silent Hill di primo pelo. L'esplorazione di un bunker tedesco diventa quasi autentica paranoia ascoltando gli sproloqui di soldati intossicati dai venefici fusti di carburante. Percorrere le vie cittadine di una Parigi vuota, smembrata, priva di vita e vedere chiaramente lampi improvvisi di raffiche di mitra che provengono da edifici, seguiti da feroci urla tedesche, cui seguono strazianti gemiti dei cittadini o pianti isterici di neonate vedove è inaspettatamente duro da digerire ma ben presente nel gioco al massacro.



Sembra quasi che il gioco abbia un obiettivo segreto e debba farsi carico di mostrare quello che nessuno ha mai avuto il coraggio di mostrare in un videogioco di guerra, mettendo in mostra tutto quello che solitamente veniva delegato alla nostra immaginazione o al massimo al briefing di una missione.
Un raid in un ghetto è qualcosa che in un videogioco non è mai stato rappresentato nella sua cruda realtà, qui non solo assistete impotenti ma arrivate a misfatto compiuto con intere famiglie sterminate, stese al suolo e magari con il soldato tedesco che si lamenta di non essere riuscito a sparare come voleva "ai conigli" o che fuma tranquillamente canticchiando un motivetto dell'accademia.
Il cielo ogni tanto si oscurerà di aerei che daranno la sensazione di essere dentro un vero incubo, in cui l'uomo è completamente votato allo sterminio del suo simile e in cui la guerra incombe costantemente sui plumbei cieli macchiati di improvvise esplosioni scarlatte. Al primo cadavere di bambino sono rimasto veramente interdetto. Anche per via del geniale metodo di regia adottato dai ragazzi dello studio, che ti costringe a vederlo. Questo titolo ha una sua classe nel farvi torcere le budella. Eppure questa è la perfetta rappresentazione della guerra: spietata, reale e cruda, che non fa sconti che mostra l'orrore nella sua sconvolgente veridicità, una guerra che non nasconde nulla al giocatore, che non lo rincuora, in alcun modo. Ben lontana dalla visione inncoua che altri autori hanno deciso di adottare.

Uccidere in Velvet Assassin ci darà un'enorme soddisfazione,
ma questa inebriante sensazione di essere al di sopra delle parti e di essere nel giusto ben presto sfumerà quando troveremo le lettere indirizzate a madri e sorelle dei soldati nazisti. Nessuno è nel giusto in questa guerra.

Uccidere o essere uccisa. Alcuni segmenti del gioco ci obbligano forzatamente
ad essere letali e feroci, specialmente sui soldati ignari e di ronda.


Molti livelli necessitano uno studio attento, specie quelli che vedono
predominare ambienti diurni, un solo, singolo, errore strategico
e i nazi ci saranno addosso in pochi secondi

Il finale di Velvet Assassin è quanto di più deplorevole mi sia mai capitato di giocare in anni di onesta pratica videoludica, o dovrei dire subire passivamente senza poter far nulla, un epilogo malsano e abominevole aspetta il giocatore e la bella Violette. Una conclusione drammatica, tutt'altro che risolutiva, tutt'altro che buona, tutt'altro che rincuorante, del resto è la perfetta sintesi dell'imbecillità sostanziale e pneumatica di ogni guerra e dei suoi rispettivi attori, e al contempo è una sconvolgente realtà ludica sparata direttamente in faccia al giocatore: per quanto tu ti sia impegnato, per quanto tu abbia cercato di salvare gli innocenti, una spia non potrà mai cambiare il corso di una sporca e brutale guerra, questo è la realtà e non un videogioco.

Volete il colmo dei colmi ?
Il gioco è realizzato dai Replay Studios di Amburgo.

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