Un altro anno, ed è il 5 Gennaio

Il nostro logo che ci accompagna da molti anni
"Può non essere bello ma è il nostro logo e come lui non c'è nessuno" 

Madame e Monsieur, un altro anno ce lo siamo fatto.

Nel bene o nel male, ce la siamo cavata anche quest'anno.
Prima dei consueti auguri di un Buon Anno videoludico, lasciateci fare il punto della situazione per il nostro hobby preferito: tra spacchettamenti, donazioni, streaming, gamer boobs, e tra pubblico, stampa professionale e amatoriale.
GMC non fa mai questo genere di articoli, siamo tutti troppo impegnati a videogiocare, del resto. Tuttavia, e solo per questa volta, permetteteci di aggiungere qualche piccola considerazione.
Tranquilli, le categorie menzionate sopra, non ci interessano e non le tratteremo, manco per sbaglio.
Ci concentreremo su altri aspetti.

Abbiamo videogiocato in questo 2016? Tanto, in alcuni casi, pure troppo.
Abbiamo scritto? Poco, o in taluni casi, dovevamo farlo maggiormente, ma come si suol dire, se manca lo stimolo, perché inutilmente accanirsi?
Sulla veicolare rete, tanto di quello che è attualmente scritto, è ripetuto fino allo svenimento e poi videogiocare al giorno d'oggi, e specialmente in un certo modo, porta via del tempo, o in alcuni casi, molto, troppo tempo.
O si gioca o si scrive, unire le due cose non è facile, a meno di essere automatizzati dal sistema a farlo. Ma anche in quel caso non è semplice e io non invidio assolutamente chi lo "deve" fare per lavoro. Al massimo invidio i viaggi parzialmente pagati a Los Angeles, Colonia, San Diego.
Quello in effetti è parecchio godurioso, meno lo è dover scrivere ogni kermesse e aggiornare tutti di tutto. Si dice sia lavoro. Ed indubbiamente lo è.
Al giorno d'oggi poi, è difficile districarsi in questa matassa ingarbugliata di titoli che ormai, tra social, mobile gaming, VR, home console e Steam, sta facendo impazzire il nostro backlog (e blog)
Come fare dunque?
Semplice senpai's, seguite questi onesti consigli di giocatori veterani che ci sono passati prima di te e hanno raggiunto la verità, il Nirvana videoludico della pace dei sensi e del "vorrei ma non posso"

Chiamateli...consigli per il Gaming del nuovo anno oppure propositi o semplicemente una amabile chiacchierata, da affiancare rigorosamente ai nostri sinceri Auguri di una buona continuazione.

Il nostro staff come ci piace pensarlo
La fotografia non corrisponde alla realtà ma ci piacerebbe lo fosse

EVITA IL FARMING SELVAGGIO NEGLI OPEN WORLD
Avete notato, cari gamers, che i videogiochi attuali si sono allungati tantissimo?
Non fanno altro che chiederci di costruire basi, fondare ordini, comprare case o castelli a suon di farming di piante e legname assortito. Sarà segno dei tempi? Chissà, magari lo stimolo è quello di accasare il videogiocatore, ormai più che trentenne, o farlo diventare un piccolo imprenditore di se stesso, indottrinandolo a dovere, per poi depredarlo di ogni raggiungimento ottenuto. Esattamente come affiliarsi ad una banca reale. Nah, questo è fin troppo esagerato.
O magari, se riempio una mappa di piume, Assassin's Creed docet, prima o poi qualcuno ci passa ore ed ore per raccoglierle e dirà che è un gioco vario, con un sacco di cose da fare.
Ad ogni modo, se vi siete rotti i coglioni a costruire ordini o piattaforme petrolifere con sottogiochi gestionali di bassissimo profilo, lasciate perdere il mercato mainstream dei videogiochi attuali perché quasi tutti i giochi che attualmente escono, posseggono caratteristiche di mille mila ore, raccogli fiori, raccogli arbusti, cerca legname oppure missioni secondarie a manetta. Ci sono pochi titoli che coraggiosamente offrono altre soluzioni ludiche ed indovina, sono pochi.
I giochi attuali sono pieni di elementi dispersivi. Raccogli questo o quello, costruisci questo o quello.
Compi questa o quella missione secondaria.
Evita insomma di focalizzarti nel farming, spesso è solo una adorabile rottura di scatole.
Sempre ammesso che craftare non sia una attività che ti manda in solluchero.

I Bethesda games sono un chiaro esempio di "Farming Selvaggio"
Non sono stati i primi ma nemmeno gli ultimi
Un gigante mentre fa farming di esseri umani in 
The Elder Scroll...tutti lo sanno.
Vi siete mai chiesti come mai ci sono sempre più mappe "GPS" nei nostri giochi?
Perché per uno sviluppatore di videogiochi, (la categoria specifica è volutamente lasciata fumosa) è più comodo. Una main story cicciona, piena di accortezze stilistiche richiede semplicemente più tempo. La locuzione latina repetita iuvant è una perfetta sintesi.
Avete presente la scena in Uncharted IV in cui il piccolo lemure vi ruba la mela?
Ecco, prendiamola d'esempio. Non solo la scena è stata tutta progettata fin nel più piccolo dettaglio anche e sopratutto registicamente, ma è una piccola sequenza insignificante che rende perfettamente lo stato delle cose. I Naughty Dog si sono "sbattuti" a farla, non serve assolutamente a nulla ma ci sta. È stata pensata, progettata ed inserita.

L'attitudine tipica del videogiocatore moderno è catalogare e schematizzare
cercando di ridurre spesso ogni idea creativa in maniera pretestuosa 

Nei giochi odierni, sempre meno peso viene dato a queste piccole perle di narrazione silenziosa che contribuiscono a risvegliare il pupo dormiente in noi e aumentare sensibilmente il carico empatico con il gioco, o detto in altri termini, ci fanno impazzire di gusto.
Il consiglio è dunque quello di orientarsi su giochi indie, spesso più di uso e consumo diretto, spesso più rapidi, e spesso minati da una longevità volutamente più bassa, come Inside o Slain. Due giochi indie molto diversi tra loro e al contempo molto fast and furious. 
Non tutti i giochi indie offrono esperienze simili, ci sentiamo di specificarlo, tuttavia spesso i giochi indie sono più straight to the point. 


Una carrellata di Indie Games non usciti nel 2016
ma che vi consigliamo di recuperare al volo

MENO SOCIAL PIPPE
In occasione della morte di Satoru Iwata, avvenuta nel 2015
mi sono reso conto che le parole lapidarie di Umberto Eco erano profetiche

Videogiocare al giorno d'oggi è una immensa rottura di maroni, diciamolo.
Prima di tutto devi resistere dall'impulso insano di scrivere su un social a caso

"Ho presto Final Zarathustra IX, vorrei sapere ..."

e consequenzialmente, di voler condividere l'acquisto o le tue intenzioni con i tuoi amici veri o virtuali che siano. Perchè nella foto, fatta con uno smartphone fuorché di sfuggita, su cui applichi filtri per almeno 5 minuti buoni, dopo la cattura, nelle parole di come pubblicizzi il tuo gioco neonato, ci sono diversi strati di titubanza che io leggo in maniera chiara e cristallina, avendone spesso come credo sia lecito, c'è solo una domanda che rimbomba nella tua testa ottenebrata dalle tacche del ripetitore:

"Ne vale la pena ragazzi? Non vorrei buttare del tempo ..."

Ho moglie, ho figli, devo finire di costruire il veliero o devo suonare il clarinetto.
Aggiungo.
Vorresti sapere se il gioco che ti sei preso è effettivamente un titolo su cui vale la pena investire del tempo perché non ne hai molto. Il consiglio è di non giocarlo se non hai tempo.
Pare una ovvietà ma è sempre utile ribadirlo.
Quello che ho imparato, in anni e anni di pratica, è che giocare ai videogiochi comporta dedizione e sacrificio.
E non ho usato a caso queste parole. Non è una pratica lontana da chi la definiva (Mario Morandi) Uno sport elettronico sostanzialmente interattivo. A cui dedicare parte della propria esistenza. Giocare richiede tempo, voglia ma pure discrete rinunce. Si rinuncia a tante piccole cose giocando ai videogiochi. Perchè, nel mio mondo, meno colorato di quello della Nintendo, non si va a prendere un aperitivo su un tetto con la console sottobraccio. 
Si declina gentilmente l'offerta semmai, facendo tra l'altro una magra figura (tutti sanno perché non li raggiungi alla festa) Non avete mai ricevuto da colleghi o persone care o fidanzate imbarazzanti biglietti di auguri o di compleanno come questo?

Imbarazzante? No, sono un Gamer.
E poi 15 gg sono una cifra miserabile

Ovviamente, mai si rivela il proposito di stare a casa e livellare come dei muli in Dragon's Golgota XI.  C'è una vasta gamma di scuse da usare da "ho mal di testa" al "nah, stasera raga passo"
Ma quello è sostanzialmente quello che un videogiocatore fa. Oltre l'alba al mattino a spaccarsi su Onimusha Online. Ma quello già lo sapete, oltre al fatto che non esiste.

Hideki Kamiya è uno degli sviluppatori meno inclini ad accettare critiche
specialmente dai giornalisti. Sui social lo ha dimostrato in diverse occasioni    

Una titubanza, quella della paura di gettare alle ortiche il nostro prezioso tempo, che nasce da una bulimia senza precedenti in questa epoca, lo preciso, a scanso di equivoci. In realtà non esiste il gioco che non vale la pena di giocare, tutti i giochi sono fatti per essere giocati, tutti i giochi hanno sorprese, magari non a due ore dall'avvio, ma di sicuro ne possiedono. Anche il figlio più ingrato sa come ringraziare il padre.
Tutti i videogiochi sono frutto d'impegno e di talento, spesso sono colmi di elementi artistici e spesso sono sviluppati per comunicare qualcosa. Può essere che l'arte usata dagli sviluppatori o l'abilità per costruirlo non sia il massimo, ma quello è strettamente discrezionale, di certo non esistono giochi volutamente fatti male, o fatti per non vendere. A parte Gioventù Ribelle e Big Rigs.

Anche questo gioco brutto merita di essere giocato

Oltre a questa domanda, leggo anche la tua voglia molto umana di sentirti parte di un gruppo e non sentirti indietro o peggio, escluso. Se tutti hanno giocato a Wei Shen IV...devo giocarlo pure io, non importa se non ne ho molta voglia o se l'ambientazione è squallida o se, non ho mai giocato il III.
Il corto circuito è solo agli inizi però. Superata la fase "ehò ragazzi sto giocando a Wei Shen" arriva la fase del linkamento selvaggio da parte di molti altri fortunati possessori del medesimo gioco, che spesso non fanno altro che far perdere tempo al neo possessore.
Vengono postate recensioni di perfetti sconosciuti sul titolo in questione. La tentazione di resistere all' Indastria dei videogiochi è troppo forte caro il mio Conan. Hai il tuo gioco in mano ma non resisti e leggi la recensione di un Signor Filomeno Pestibrutti, uno che magari è nato parecchie lune dopo di te ma che riesce a scrivere ovvietà senza precedenti, della serie, con RT si spara e con R3 si aggancia il bersaglio. O peggio, si inerpica in soluzioni astratte mixate ad un soggettivismo senza precedenti, massacrando il titolo in questione.

Su Facebook ho letto cose terribili, ma anche bellissime

Già questa è una tentazione bella forte per staccare la spina dai social, ritirarsi su un eremo e lasciarsi cullare dal placido moto del single player.
Anche perché nelle ore successive, capita sempre più spesso di leggere sotto la nostra timida postata una zuppa insipida di opinioni che spesso mal si addicono a chi cerca magari solo conforto da altri giocatori. Sempre se non arrivino noti ed apprezzati spoiler.
Basta poco insomma e la scimmia appollaiata sulla nostra spalla, scappa sul ramo del banano.
Così il gioco lo parcheggiamo, lo scaffaliamo, lasciamo che ingrassi il nostro backlog, ormai centenario, che conta praticamente un gioco per ogni devteam esistente.
Sappiamo che lo parcheggi dai, sappiamo che lo fai. Non fingere di avere una resistenza, sei malleabile come il burro, ehi, pure noi di GMC in definitiva lo siamo.

Dissonanza Ludonarrativa.
C'è ancora molto lavoro all'orizzonte per gli sviluppatori

Così accade. Ti ritrovi a guardare uno che gioca con Zelda su una panchina, mentre il suo cane defeca nel parco, senza museruola e realizzo che tutto sommato, non è male?
Voglio dire, tutto sommato non mi dispiace l'idea di...avere un cane? Giocare al parco? O riconoscere che non giochi più a nulla, in fin dei conti.
Ma va bene lo stesso eh, sia mai che uno giudica dall'età. In un mondo normale però, dovresti essere tu ad ascoltare te stesso e il tuo sesto senso da videogiocatore.

Red Moretti dice che il gioco che hai comprato, sulle ali dell'hype, non è poi così bello, alla fin fine. Eh. Che ti aspettavi? Che ti dicesse che era bello? Toh, un bel 7 e levati dalle scatole, caro clicker.
Così capita. A volte. Capita che lo appoggi sullo scaffale, magari distrattamente.
Magari domani sera ci faccio una partita...ti dici...stasera non ne ho molta voglia, continui a ripeterti, continui a convincerti. Si, fai così, a volte funziona.

Una rappresentazione molto verosimile del Reame del Gaming
Tutti siamo nello stesso ordine. 

BLOG SPORT O WAR PRESS
Quasi tutti al giorno d'oggi hanno un "qualcosa" su cui scrivono o fanno parte di una redazione di un qualche "TrueGames.ita" o "VideogameLand.it"
Quasi tutti. Tutti hanno un canale di youtube, in cui caricano regolarmente video che oscillano tra le 30 e le 100 visualizzazioni. Ma va bene. Siamo tutti artisti o giornalisti al giorno d'oggi? Siamo tutti scrittori? Non lo so, io no. Probabilmente si legge pure. 
Mi viene in mente il racconto di un famoso editore italiano di libri che quando si rese conto che non c'era pubblico ma solo editori e scrittori nella manifestazione a cui stava commercializzando il suo libro si adombrò un pochino.
Era ad una fiera del libro popolata solo da autori, solo da editori, non c'era pubblico che leggeva. Non c'erano lettori, tutti erano scrittori e autori di loro stessi.
Quello che dico io è gioca. Gioca. 
Gioca a tanto, recupera titoli, cercane altri, compi ricerche, amplia la tua conoscenza del vasto mondo che corre sotto il videogioco. Non mettere per forza in rete il solito video di gameplay se non se sei completamente convinto di quello che stai facendo, se non hai qualcosa da dire, se non puoi aggiungere niente a quanto di già detto, o già scritto.
Una ricerca richiede tempo, richiede uno specifico studio e non è detto che quello che stai scrivendo, o di cui stai parlando, qualcuno non l'abbia già messo su wikipedia o sia al centro di vaste enciclopedia online. Quindi che fare? Rinunciare a mettere online l'ennesimo video?
Assolutamente no.
Scrivi delle tue percezioni, o parla dei sentimenti che il gioco ti provoca, essendo "cose tue" non sbaglierai di certo e molto probabilmente, farai sentire qualcosa di eccezionalmente nuovo.

Uno schema troppo spesso ignorato

TROVA IL TEMPO DELLA FORZA DEL SINGLE PLAYER
Forza ammettilo. Non giochi più come prima.
O magari giochi, ma lo fai in maniera sostanzialmente diversa.
Giochi condividendo, stremmando, condividendo. Il malefico tasto "share", esatto, proprio lui.
Proprio non ce la fai a stare da solo eh, tu e la tua console eh. Ma non è colpa tua.
È tutto questo mondo che è impazzito, è diventato tipo un blob multiforme.
Uno può mettersi nella safe-zone e riconoscere che il passato spot di Nintendo dello Switch è solo materiale pubblicitario oppure riconoscergli una valenza quasi profetica. L'ennesima pubblicità che mostra una dimensione che non esiste: da un torneo di Splatoon con un pubblico più infoiato di quello di League of Legends, alla micetta francese che vive nell'appartamento caramelloso che lesta si presenta ad un party con la console sottobraccio, come se nulla fosse. Con quei ridicoli minipad.
Ma a conti fatti, lo specchio di Nintendo è la pura realtà. Persino Nintendo ha capito che non giochi più ai videogiochi. Non come prima almeno.
Così il Mario messicano, ti permette di giocarlo dove vuoi. Al cesso?
Perchè no. Al mare? Sure. Alla dogana? Ma certo, why not?
Così sotto un tramonto infuocato, ti ritrovi ad usare un gioco come Zelda in mezzo ad un parco pubblico come fosse un guanto per la merda del tuo cane. Dove sono le serate in casa del Wii? Sparite. Adesso il gioco è sociale e anche in Zelda preparati al farming.
Per me, è una roba grottesca. Per Nintendo, pare il diktat. Perché uno deve giocare Skyrim su un taxi? Qual'è lo scopo? Come si può giocare ad un Mario durante un aperitivo? Oppure ad un NBA mentre si gioca davvero al basket? Non lo so. Forse è solo una pubblicità. Forse.
Del resto se 10 anni fa mi avessero detto che milioni di persone sarebbero state a guardare aperture di figurine, non ci avrei mai creduto. Ritrova Ordunque, la forza delle avventure in single player, ritrova la forza di avventure che non per forza di cose devi condividere con tutto il mondo. Ritrova il piacere di giocare solo ed esclusivamente per te stesso. Ritrova il piacere o rinnovalo.

Dark Souls ha valorizzato nuovamente l'esperienza single player
semmai ce ne fosse realmente bisogno

WE ARE GAMERS LIKE YOU
Gamer May Cry, come sapete, è un modesto, anzi modestissimo, diario videoludico forgiato sulle gratificanti esperienze ludiche di decine di single player.
Non fa critica su quello che accade nel mondo dell'extra-gaming, non fa saggistica, non la vuole fare, non se la sente, non è il suo obiettivo.
Non troverete mai un punto di vista di GMC sulle "Girl Gamer" e nemmeno sul fenomeno dei "Game Grabbers di Youtube" e nemmeno se Maul Cosplay ha frantumato i cosiddetti. 
Precisa scelta editoriale? Forse, la realtà è che non ci interessano molto questi satelliti del videogioco. 
Sapete anche che ci prendiamo il dovuto tempo per analizzare un titolo, incuranti, seppur pienamente consapevoli, di sbagliare in pieno con questo modus operandi assennato.
Al giorno d'oggi far passare mesi o persino anni in alcuni casi, anni prima di esporre una compilazione completa, è deleterio, sostanzialmente perché in pochi poi trovano lo stimolo di "riprendere" un discorso vecchio di anni. Ce ne rendiamo conto.

Questo banner apparve su un famoso sito italiano di videogiochi
Fu un gradito omaggio di un nostro lettore che se lo mise come firma

anche se non abbiamo mai fatto recensioni

A noi quel meccanismo non accade, possono passare anni, ma saremo sempre pronti, nel caso di Brega di offendere Ninja Blade, oppure Metaller raccontarvi i pellegrinaggi in Shadow over Mordor o in Metal Gear Rising.
I videogiochi per noi di GMC (e non solo) Non hanno scadenza, non sono un barattolo di crema alla nocciole che trovi nei pacchi di Natale e che non è la famosa crema della famiglia Ferrero.
Al giorno d'oggi, in tanti sentono la necessità di scrivere di videogiochi in maniera veloce, cercando di voler battere il ferro finché è caldo.
Dispiace constatare che questa attitudine di giocare con la fretta al culo, sparare la bordata che ti regala una settimana di popolarità e poi scaffalare il titolo in questione, sia in termini strettamente dogmatici il peggiore approccio possibile al media videogioco. Una mania o un modus operandi troppo vincolata a cosa è popolare e cosa non lo è, a cosa è attuale e cosa non lo è.
Specialmente in questi anni definiti "La quinta essenza della solitudine"
Il videogioco, qualunque cosa esso sia o qualunque cosa rappresenti, necessità un periodo di assimilazione (o di incubazione), prima di implodere (o esplodere) dentro ognuno di noi, tipo il nostro xenomorfo preferito. E spesso questo processo non accade, non è matematica del resto, è videogioco. Una materia solubile. Non rigorosamente vincolata da leggi scientifiche certe.

Un bozzetto del nostro logo, targato 2014 (?)

Questo approccio non lo facciamo spesso.
Non abbiamo nessun tipo di legame con il giornalismo adulto dei videogiochi, che per ovvie motivazioni è vincolato al hic et sunt (qui ed ora) e deve sempre dimostrarsi attento ed aggiornato sulle panoramiche attuali e allo stesso modo, non può permettersi di spingersi verso piccoli atolli incontaminati del videogioco che forniscono chiavi di lettura azzardate e talvolta interessati o anche completamente inutili.
State certi che nel 2017 parleremo ancora di Bloodborne oppure Pikmin, Deus Ex, Carrier e molti altri giochi passati, presenti e futuri.

Ci sono molte cose in cantiere per il 2017 ma è per il 2016 che vogliamo ringraziarvi.

Grazie per il supporto, il sostegno, le condivisioni, le critiche, e persino per la considerazione che spesso riponete immeritatamente in noi.
Questo spazio è stato, attualmente è, e sarà sempre, dedicato ai mille volti dei gamers.
Anche di te che leggi e ti stai chiedendo il senso della vita e di quanto hai appena distrattamente letto.

Buon Anno da tutto lo staff di Gamer May Cry e da Aku, come sempre, ficcante e delirante, il giusto.


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2 Commenti

  1. Letto solo ora! Bellissimo pezzo.
    Sembra quasi delineare la figura del giocatore appassionato e le sue mille contraddizioni... Perchè poi alla fine ognuno ha i propri modi e tempi nel godersi questa oassione (c'é chi si lascia influenzare dalle recensioni, chi considera il sacrosanto retrogaming, chi ha regole ben precise per comporre il proprio backlog e chi và più a istinto) ma nella lettura ho colto il senso comune (ad ogni giocatore appassionato) di indagare e scrutare nel medium in sè ma anche in tutto ciò che gli ruota intorno!
    Personalmente in alcuni punti mi ci son rivisto, in altri decisamente meno, ma in ogni caso da assiduo lettore del blog (ultimamente a causa delle feste mi sono affacciato in misura minore) non posso che ringraziare lo staff per aver comunque creato un posto in cui per un giocatore appassionato è piacevole stare, sebbene si tratti purtroppo di 'stare'qui solo virtualmente.
    Ps: quante frecciatine a nintendo switch! Il saluto finale è generale ma quei pezzi sono chiaramente di Aku dato che conosco bene la sua opinione sul reveal trailer della console xD chissà, sarà stata solo pubblicità? O forse nintendo è riuscita a cogliere la modernità del momemto? Si vedrà!

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    1. Troppo buono.
      No, nel senso, sono stato troppo buono con lo Switch, doveva dividersi lo spazio con il mini-Nes ;)
      Scherzi a parte, grazie come sempre per la considerazione ed il supporto dimostrato fin dagli albori. Questo delirio è stato scritto in prosa diretta, da uno smartphone, ed è un risultato apprezzabile per il nuovo anno, se si considera che dovevamo fare gli auguri ai nostri amici virtuali era dovuto XD
      About big mama N: Onestamente è stato come sparare sulla croce rossa, ma lo Switch potrebbe davvero "cogliere la modernità del momento" - ammesso che ciò sia una cosa edificante. Staremo a vedere.

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